Memorie della Grande Guerra

L’intera area del Basso Piave, a seguito della disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917), diventa protagonista della Grande Guerra. Dopo la prima settimana di novembre infatti la gran parte dell’esercito italiano si trova dietro alla linea del Piave, dove si stima caddero 22.000 soldati italiani. Il territorio dapprima viene attrezzato con trincee e posti di medicazione, poi subisce il bombardamento austriaco e l’allagamento da parte dell’esercito italiano nel tentativo di bloccare l’avanzata nemica. Punto di partenza del percorso è il Ponte della Vittoria, ricostruito in luogo di quello fatto brillare nel novembre 1917 dalle truppe italiane per bloccare l’avanzata nemica; sul lato sinistro del fiume è posto un Cippo commemorativo delle gesta dei Granatieri di Sardegna, su quello sinistro invece il Monumento al Bersagliere.
Rimanendo sul lato destro del fiume si prosegue nel centro di Musile di Piave, che fu quasi integralmente distrutto dai bombardamenti: non furono infatti risparmiati né il Palazzo Municipale, né la Chiesa di San Donato. Oggi due grandi lapidi poste all’esterno del municipio ricordano i caduti musilesi della Grande Guerra. Procedendo in direzione sud si giunge ad un incrocio che conduce alle frazioni di Cento e Paludello conosciuto come bivio della morte in quanto punto presidiato dall’artiglieria austro- ungarica. Imboccando via Millepertiche si incontra l’impianto idrovoro Macchina del Consorzio, che le truppe italiane fecero saltare in aria per allagare la campagna circostante, rallentando l’avanzata nemica verso Venezia. Nella frazione di Millepertiche, proprio di fronte alla Chiesa di Santa Maria delle Bonifiche, che si trovava lungo le ultime posizioni di difesa italiana, è stato eretto il Monumento ai Caduti di tutte le guerre, la cui forma richiama l’argine del Piave. Dirigendosi verso Caposile si attraversa la frazione di Castaldia, indissolubilmente legata alla memoria del Sottotenente Leopoldo Pellas, Medaglia d’Oro al Valor Militare, morto a 21 anni guidando la sua pattuglia oltre la terza linea nemica. All’ardito bersagliere venne infatti intitolata la scuola elementare (oggi centro polifunzionale) e il cimitero militare (le cui salme sono state trasferite nel 1930 al Sacrario di Fagaré della Battaglia). In suo onore vennero poi eretti il plinto con colonna spezzata nel giardino della scuola e un cippo lungo la riva della Piave Vecchia, la cui dislocazione è solo simbolica in quanto non indica la sepoltura o il luogo della morte ma bensì il punto di attraversamento del fiume prima dell’azione. Si giunge infine a Caposile, dove nel 1967 è stato eretto il Tempio ai caduti del Basso Piave, che custodisce al suo interno la tomba del soldato ignoto del Piave. Poco distante, in prossimità del ponte a bilanciere sulla Piave Vecchia, si trova il Monumento al VII e VIII Battaglione Guardia di Finanza, a commemorazione dei Finanzieri caduti in guerra. Nei pressi del monumento una targa ricorda tutti i soldati del 23° Corpo d’Armata che “per salvare Venezia sostennero una furibonda battaglia contro il nemico lasciando sul terreno un numero ancora sconosciuto di caduti”. Attraversando la Piave Vecchia, se ne può seguire a ritroso il corso lungo via Chiesanuova fino ad incrociare la Chiusa Intestadura, qui la prima linea nemica si trovava a pochi metri da quella italiana e la chiusa fu fatta brillare dall’esercito italiano nel gennaio 1918 per evitare che gli austroungarici potessero utilizzarla per penetrare nella linea difensiva italiana.
L’itinerario si conclude costeggiando il fiume Piave fino al Ponte della Vittoria.
Lasciati Ispirare
Febbraio 1918 – L’acqua a volte mancava, ed un giorno che avevo una sete da morire, pensai di bere quella del fiume, che vedevo scorrere limpida ed allettante. Tanto, mi dissi, il tifo l’ho già avuto una volta. M’appressai ad un pilone e stando defilato alla vista ed al tiro nemico, mi abbeverai tirando su l’acqua col palme delle mani. Dopo aver bevuto m’ero alzato soddisfatto e mi venne di guardare, allungando il collo, appena dietro il pilone. Mi sentii sconvolgere per quello che vidi. C’era, riverso, un cadavere. Mi venne la nausea. E per tutta la giornata rimasi con la bocca amara e lo stomaco rivoltato. [Tratto dai diari di Antonio de Maria (Vieste, 1899), soldato del Reggimento Artiglieria oggi conservati presso l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano]
Consiglio
Di grande interesse storico la visita alla frazione Croce (14 km a/r), cui è legata la memoria della Brigata Sassari e del Capitano Tito Acerbo, Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Dirigendosi a ovest dal Ponte della Vittoria, superata la località Scuole di San Rocco e mantenendosi vicini all’argine destro del Piave, si giunge nei pressi del ponte ferroviario fatto saltare in aria nel 1917 dalle truppe italiane per bloccare l’avanzata nemica.
Arrivati alla frazione di Croce, si incontrano in rapida successione i luoghi della memoria: il Monumento ai Caduti della Grande Guerra, il Cippo commemorativo della Brigata Sassari e del suo eroe Tito Acerbo e il cimitero civile, che oggi incorpora anche parte del dismesso cimitero militare e che conserva le salme di 500 soldati austro-ungarici.
Proseguendo in direzione della SS14 e percorrendola per circa un chilometro, in corrispondenza della sua curva si trova casa Franceschini, già sede della Croce Rossa Americana e avamposto di medicazione per i feriti che giungevano dal vicino fronte.
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